03 settembre 2007

"Un ingranaggio disoccupato con baffi e bombetta..."



Una bettola abbandonata, vetri ovattati di polvere e una porta di legno che non sta più in piedi... Potrebbe benissimo essere questo il camerino di un vagabondo che si ingegnava perché pantaloni troppo larghi, di un completo da neanche 15 dollari, non scivolassero via, al primo passo di scarpe nere e consumate che, grandi come erano, parevano rubate ad un pagliaccio - borghese. Qui, davanti al frammnento di uno specchio rotto, quell'omino forse metteva la punta delle dita in un vasetto di fuliggine, per truccare le linee dei suoi occhi chiari e infine darsi un ultimo sguardo arriciando il naso e con lui quei baffetti di carbone che accentuavano l'imbarazzo di zucchero del suo sorriso. Allora, con bombetta e bastone, quell'attore di stracci recitava le sue equazioni della risata, che lo tenevano fermo in un angolo per ore a pensare, con una minuzia così ossessiva da farlo sembrare il pennello fiammingo della telecamera. Così tutto poteva cominciare, quel tutto che attorno alla metà degli anni '30 è diventato l'olio tra gli ingranaggi grigi di "Tempi Moderni", mentre il dittatore della Tomania magari stava già gattoni su un tavolo, giocando con il suo mappamondo gonfiabile e Monsieur Verdoux, crollato con la borsa di Wall Street, si dava alla vita del barbablù per investire i conti, ancora in piedi, delle sue... quattordici mogli !
Intanto un operaio avvitava chiodi in una catena di montaggio, vestito con una salopette a righe che lo faceva sembrare un bimbo desideroso di costruire una città con i suoi mattoncini di legno che non fanno che cadere. In questo mondo di ferro, leve, bottoni e martelli, lui stava alla fabbrica come l'ultimo della classe ai banchi di scuola che finisce sempre in castigo dietro la lavagna. Solo questa volta non si trattava di far fare i compiti a un monello, bensì di razionalizzare il Buffone del Cacciavite. Lui era la rotella folle di un cervello perfettamente funzionante, colui che vi si aggirava saltimbanco fallito, lavorando tra quelle ruote di metallo concatenate come un meccanismo completamente brillo o un pupazzetto ad orologeria che, andato in tilt, combina disastri senza che nessuno riesca a fermare la sua farfalla del movimento. Così il giocattolo rotto viene buttato nella cesta e noi ritroviamo Charlie Chaplin, stavolta dentro un'ambulanza e disoccupato.
Passato l'esaurimento nervoso Charlot diventa il passatempo preferito della Fortuna e di un Caso Imbroglione, che hanno deciso di divertirsi giocando a guardia e ladri sulla sua storia agrodolce. Così, quando quel Truffaldino riesce a farla alla Fortuna, il nostro barbone strampalato finisce inseguito dalla polizia seppur innocente, per poi trovarsi quasi con un lavoro quando la Fortuna riesce ad acciuffare il Furfante e a metterlo finalmente in prigione. Sarà allora l'incontro con una fanciulla orfana ricercata dalla giustizia: un brandello dei poveri che si aggira per le viuzze della città, come una ballerina dei mendicanti danzante e birichina che ruba frutta qua e un tozzo di pane là, decisa a non morire di fame. L'uno provvederà all'altra, insieme sembreranno due gattini randagi innamorati che cercano qualcosa da mangiare in un vecchio bidone e che si corrono incontro felici di averla scampata anche questa volta, stringendosi per stare entrambi sullo stesso pezzo di cartone. Il loro gioco preferito sarà una sorta di "carnevale del salario", col quale anche una baracca stanca di stare su e le stanze di un grande centro commerciale saranno mascherate da frammnenti di una vita senza stenti, fatta di soffici letti e piatti fumanti sotto un tetto senza crepe. Così, tra una maschera della felicità e l'altra, Charlot sarà il pendolo dal frac malandato che oscilla tra occupazione e disoccupazione e che inconsapevole farà di un reparto giocattoli uno spicchio di circo, dove pattinerà col rischio di cader di sotto come un equilibrista convinto di camminare ancora sulla terra invece che su un filo. Durante il suo spettacolo in un ristorante inventerà la pozione del cabaret, cercando di versare gli ingredienti giusti alla sua improvvisazione che si rivelerà un musical in miniatura per una ricetta di applausi. Purtroppo egli sarà costretto a fuggir via con la sua orfanella perché entrambi scovati dalla polizia, e con lei si troverà su una stradina con la fiducia, riposta mano nella mano, che andando avanti il gioco della paga diventerà realtà, mentre l'occhio dell'obiettivo comincia a sbadigliare chiudendosi su loro due che si allontanano di spalle, affinché tutto questo arrivi fino a noi, come la storia raccontata da un ingranaggio disoccupato con baffi e bombetta...





WhiteRabbit

2 commenti:

maddy ha detto...

La tua passione per Charlot permea tutta!! grande cla... mi stai facendo ri-innamorare di un mito del cinema e grande maestro di vita!
Un bacio.. e buonanotte!

WhiteRabbit ha detto...

Buongiorno Maddy! Si, è incredibile, ma sembra che non ci sia film di Charlot che una volta visto non ti faccia sentire un pò cambiato.
Questi giorni sto leggendo la sua autobiografia e in un passo racconta di come, da bambino, abitando con suo fratello e sua madre, allora attrice di teatro, credeva che ogni cosa fosse possibile. Una volta il fratellino gli ha mostrato un gioco di prestigio: ha "ingoiato" una monetina e poi l'ha fatta uscire dall'orecchio. Allora Charlie ha pensato che poteva mangiarne una anche lui visto che il soldo non sarebbe finito nello stomaco. beh... hanno dovuto chiamare il dottore!