30 giugno 2008

"La strada" - Cormac McCarthy



Erano ferme sulla sponda opposta di un fiume e lo chiamavano.‭ ‬Divinità lacere che si trascinavano coi loro stracci attraverso quella terra desolata.‭ ‬Sul fondo asciutto di un oceano minerale,‭ ‬crepato e spaccato come un piatto caduto a terra.‭ ‬Tracce di fiamme funeste tra le sabbie coagulate.‭ ‬Le figure svanivano in lontananza.‭ ‬Si svegliò e rimase steso nel buio.

Gli orologi si fermarono all’una‭ ‬e diciassette.‭ ‬Una lunga lama di luce e poi una serie di scosse profonde.‭ ‬Lui si alzò e andò alla finestra.‭ ‬Cosa c’è‭?‬,‭ ‬disse lei.‭ ‬Lui non rispose.‭ ‬Andò in bagno e premette l’interruttore ma la corrente era già andata via.‭ ‬Un debole bagliore rosato alla finestra.‭ ‬Lui si chinò su un ginocchio e alzò la levetta per bloccare lo scarico della‭ ‬vasca e aprì al massimo tutti e due i rubinetti.‭ ‬Lei era ferma sulla porta in camicia da notte,‭ ‬aggrappata allo stipite,‭ ‬una mano a sostenere il pancione.‭ ‬Cosa c’è‭? ‬Che succede‭?
Non‭ ‬lo so.
Perché ti fai il bagno‭?
Non mi faccio il bagno.

Una volta,‭ ‬in quei primi anni,‭ ‬si era svegliato in un bosco spoglio ed era rimasto ad ascoltare gli stormi di uccelli migratori sopra di lui in quell’oscurità feroce.‭ ‬I loro stridii smorzati a chilometri di altezza,‭ ‬là dove volavano insensatamente intorno alla terra come insetti sul bordo di una ciotola.‭ ‬Gli augurò buon viaggio e poi scomparvero.‭ ‬Non li sentì mai più.

Aveva un mazzo di carte trovate nel cassetto di una scrivania in una casa.‭ ‬Le carte erano logore e consunte e mancava il due di fiori,‭ ‬ma a volte ci giocavano lo stesso,‭ ‬avvolti nelle coperte alla luce del fuoco.‭ ‬Lui cercava di ricordarsi le regole dei giochi che faceva da bambino.‭ ‬Rubamazzo.‭ ‬Una versione particolare di scala quaranta.‭ ‬Era sicuro di fare un sacco di errori e allora inventava giochi nuovi cui dava nomi inventati.‭ ‬Fuscello Gigante o Vomito di Gatto.‭ ‬A volte il bambino gli faceva domande sul mondo,‭ ‬che per lui non era nemmeno un ricordo.‭ ‬L’uomo rifletteva a lungo su come rispondere.‭ ‬Non c’è nessun passato.‭ ‬A te come piacerebbe‭? ‬Ma poi smise di inventarsi le cose perché neanche quelle erano vere e raccontarle lo faceva star male.‭ ‬Il bambino aveva le sue fantasie.‭ ‬Come sarebbe stato nel Sud.‭ ‬Altri bambini.‭ ‬Lui cercava di tenerle a freno ma senza troppa convinzione.‭ ‬E chi al posto suo‭?

Nessuna lista di cose da fare.‭ ‬Ogni giornata sufficiente a se stessa.‭ ‬Ogni ora.‭ ‬Non c’è un dopo.‭ ‬Il dopo è già qui.‭ ‬Tutte le cose piene di grazia e bellezza che ci portiamo nel cuore hanno un’origine comune nel dolore.‭ ‬Nascono dal cordoglio e dalle ceneri.‭ ‬Ecco,‭ ‬sussurrò il bambino addormentato,‭ ‬io ho te.

Ripensò alle foto della moglie sulla strada e si disse che avrebbe dovuto tentare di farla restare nelle loro vite,‭ ‬ma non sapeva come.‭ ‬Si svegliò tossendo e si allontanò dal telo per non svegliare il bambino.‭ ‬Lungo una parete di roccia nel buio,‭ ‬avvolto nella coperta,‭ ‬inginocchiato nella cenere come un penitente.‭ ‬Tossì fino a sentire il sapore del sangue e disse il nome di lei a voce alta.‭ ‬Pensò che forse l’aveva pronunciato anche nel sonno.‭ ‬Al suo ritorno i bambino era sveglio.‭ ‬Scusa,‭ ‬gli disse.
Non fa niente.
Rimettiti a dormire.
Vorrei essere con la mamma.
Lui non rispose.‭ ‬Si sedette accanto al corpicino avvolto nelle trapunte e nelle coperte.‭ ‬Dopo un po‭’ ‬disse:‭ ‬nel senso che vorresti essere morto‭?
Si.
Non devi dire così.
Però è vero.
Non lo dire.‭ ‬E‭’ ‬una cosa che non si deve dire mai.
Non lo faccio apposta.
Lo so.‭ ‬Però devi trattenerti.
E come faccio‭?
Non lo so.
Siamo dei sopravvissuti,‭ ‬le disse,‭ ‬guardandola oltre la fiamma della lampada.
Sopravvissuti‭?‬,‭ ‬disse lei.
Si.
Dio mio,‭ ‬ma cosa stai dicendo‭? ‬Non siamo dei sopravvissuti.‭ ‬Siamo dei morti viventi in un film dell’orrore.
Ti prego.
N on me ne importa.‭ ‬Non m’importa se piangi.‭ ‬Mi lascia del tutto indifferente.
Per favore.
Piantala.
Ti supplico,‭ ‬farò qualunque cosa.
Tipo cosa‭? ‬Avrei dovuto farlo tanto tempo fa.‭ ‬Quando nella pistola c’erano tre pallottole invece di due.‭ ‬Sono stata una stupida.‭ ‬Ne abbiamo parlato in abbondanza.‭ ‬Non mi ci sono cacciata io in questa situazione.‭ ‬Mi ci hanno cacciata.‭ ‬Adesso però basta.‭ ‬Ho perfino pensato di non dirtelo proprio.‭ ‬Probabilmente sarebbe stato meglio.‭ ‬Hai due pallottole,‭ ‬e poi?Non puoi proteggerci.‭ ‬Dici che per noi daresti la vita,‭ ‬ma a che servirebbe?Non fosse per te mi porterei dietro anche lui.‭ ‬Sai che lo farei.‭ ‬Sarebbe la cosa più giusta.
Stai farneticando.
No,‭ ‬sto dicendo la verità.‭ ‬Prima o poi ci prenderanno e ci ammazzeranno.‭ ‬Mi stupreranno.‭ ‬Stupreranno anche lui.‭ ‬Ci stupreranno,‭ ‬ci ammazzeranno e ci mangeranno e tu non vuoi affrontare questa verità.‭ ‬Preferisci a spettare che succeda.‭ ‬Ma io non posso.‭ ‬Non ce la faccio.‭ ‬Era seduta lì e fumava un rametto secco di vite come se fosse un sigaro pregiato.‭ ‬Lo reggeva con una certa eleganza,‭ ‬mentre con l’altra si teneva le ginocchia strette al petto.‭ ‬Lo guardò attraverso la piccola fiamma.‭ ‬Un tempo parlavamo della morte,‭ ‬disse.‭ ‬Adesso non ne parliamo più,‭ ‬come mai‭?
Non lo so.
Perché adesso è qui.‭ ‬Non c’è più niente di cui parlare.‭ ‬Io non ti abbandonerei mai.
Non me ne importa.‭ ‬Non ha senso.‭ ‬Se vuoi considerami pure una puttana infedele.‭ ‬Mi sono fatta un nuovo amante.‭ ‬Mi dà quello che tu non puoi darmi.
La morte non è un amante.
Per favore,‭ ‬non farlo.‭
Mi dispiace.
Io non ce la faccio da solo.
E allora pazienza.‭ ‬Io non ti posso aiutare.‭ ‬Dicono che le donne sognano i proprio cari in pericolo mentre gli uomini sognano di essere in pericolo per loro.‭ ‬Ma io non sogno per niente.‭ ‬Dici che non ce la fai‭? ‬E allora lascia perdere.‭ ‬Punto e basta.‭ ‬Perché io ho chiuso con questo mio cuore.‭ ‬Di puttana,‭ ‬e da parecchio.‭ ‬Tu parli di resistere,‭ ‬ma resistere per cosa‭? ‬Il mi cuore si è spezzato la notte che è nato lui,‭ ‬quindi adesso non chiedermi di provare dolore.‭ ‬Non ne provo.‭ ‬Magari tu te la caverai bene.‭ ‬Ne dubito.‭ ‬Ma non si sa mai.‭ ‬L’unica cosa che posso dirti è che sopravviverai per te stesso.‭ ‬Lo so perché io non sarei mai arrivata fino a qui.‭ ‬Le persone che non hanno nessuno farebbero bene a imbastirsi qualche fantasma decente.‭ ‬Dargli il soffio della vita e convincerlo a proseguire con parole d’amore.‭ ‬Offrirgli ogni minima briciola e proteggerlo dal male con i proprio corpo.‭ ‬Quanto a me,‭ ‬spero solo di raggiungere il nulla eterno,‭ ‬e lo spero con tutto il cuore..
Lui non rispose.
Non hai argomenti perché non ce ne sono.
Non lo saluti nemmeno‭?
No.
Almeno aspetta fino a domattina.‭ ‬Ti prego.
Devo andare.
Era già in piedi.
Per l’amor di Dio,‭ ‬donna.‭ ‬E io che cosa gli dico‭?
Non ti posso aiutare.
Dove andrai‭? ‬Non ci vedi nemmeno.
Non ho bisogno di vederci.
L’uomo si alzò.‭ ‬Ti prego,‭ ‬le disse.
No.‭ ‬Non insistere.‭ ‬Non posso.

Se ne andò e la freddezza di quel commiato fu il suo ultimo dono.‭ ‬L’avrebbe fatto con una scheggia di ossidiana.‭ ‬Gliel’aveva insegnato lui stesso.‭ ‬Più affilata dell’acciaio.‭ ‬Il taglio dello spessore di un atomo.‭ ‬E aveva ragione lei.‭ ‬Non c’erano argomenti.‭ ‬Quel centinaio di notti che avevano passato svegli a discutere sui pro e i contro dell’autodistruzione con il fervore dei filosofi incatenati alle pareti di un manicomio.‭ ‬L’indomani il bambino non disse una parola e quando furono pronti a rimettersi in marcia‭ ‬si voltò a guardare il punto in cui si erano accampati per la notte e disse:‭ ‬Se n’è andata,‭ ‬vero‭? ‬E lui rispose:‭ ‬si,‭ ‬se n’è andata.

Erar




WhiteRabbit



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