04 febbraio 2008

" Una donna e un pazzo..."



Da qualche giorno un nuovo romanzo ha iniziato a scrivermi sugli occhi, Mrs Dalloway di Virginia Woolf. C'è stato un momento, tanto tempo fa, in cui mi ero detta che avrei comprato un suo libro. Volevo vedere come era riuscita a ricamare la sua anima sulla carta.
Poi, purtroppo, quel desiderio si è ingiallito, smarrito tra i miei pensieri accartocciati. Fortunatamente però non si è offeso, e alla fine si è lasciato ritrovare. La signora Dalloway mi ha aspettato a lungo ma, finalmente, l'ho accompagnata a comprare i fiori, un mercoledì di metà giugno del 1923. Mentre leggevo il romanzo ho provato una sensazione strana, mi è capitato di pensare ad un film cui sono legata, "Il cielo sopra Berlino" di Wim Wenders. Questo film parla di angeli che gironzolano per il mondo con lunghi cappotti scuri, giocando ad inventare i sapori di un'esistenza sulla quale possono solo vegliare. Per lavoro, questi signori, origliano i pensieri degli uomini, accucciando l'orecchio accanto ad un passante, poi ad un'altro e a un'altro ancora, fino ad ascoltare i bisbigli di una strada, di un quartiere, di una città. Io mi sono sentita come uno di quegli angeli, mentre la penna di Virginia W. si posava come una farfalla sulle meditazioni della signora D. e poi le abbandonava improvvsamente, per ascoltare le osservazioni curiose di personaggi bizzarri, alle volte irrilevanti. Così ho accoccolato il mio orecchio dove la farfalla si posava e, alla fine, c'è stato un posto in cui mi sono fermata più a lungo, una panchina dentro Regent's Park, dove pensavano una donna e un pazzo...

"Poi d'improvviso, come un treno che esca da un tunnel, l'aereoplano risbucò dalle nuvole, il rumore penetrò le orecchie della gente nel Mail, a Green Park, a Piccadilly, a Regent street a Regent's Park, e la striscia di fumo si incurvò, l'aereo s'abbasso e risalì e scrisse una lettera dopo l'altra - ma quale parola stava scrivendo? "Guarda, guarda, Septimius!" urlò. Il Dott. Holmes le aveva detto di fare il modo che il marito (che non aveva niente di serio, era solo un pò esaltato) si interessasse alle cose del mondo.Ecco, pensò Septimius, guardando in alto, mi stanno facendo dei segnali. Non sono delle vere e proprie parole; perché lui ancora non conosceva quella lingua ma era abbastanza esplicita, quella bellezza, quella bellezza squisita, e gli occhi gli si riempirono di lacrime, mentre guardava le parole di fumo svanire e sciogliersi e nella loro inesauribile carità e sorridente bontà donargli una forma dopo l'altra di inimmaginabile bellezza, manifestando così la loro intenzione di volergli dare in cambio di niente e per sempre, semplicemente perché guardava, sempre più bellezza! Le lacrime gli colavano lungo le guance. Era una caramella. Stavano reclamizzando una caramella, un'infermiera disse a Rezia. Insieme presero a compitare t...o...f. "K...R... disse l'infermiera, e Septimius la sentì pronunciare "Kappa Erre" proprio vicino al suo orecchio, con voce profonda, morbida come quella di un organo, ma con un'asprezza da cicala, che delicatamente gli grattò la spina dorsale e gli amndò su fin nel cervelo ondate di suono che urtandosi si infransero. una scoperta assolutamente meravigliosa - la voce umana a certe condizioni atmosferiche (perché si deve essere scientifici, sopra ogni cosa scientifici) può risvegliare la vita negli alberi! Fortunatamente Rezia gli poggiò con forza tremenda la mano sul ginocchio, così che si sentì spinto in giù, inchiodato; altrimenti l'eccitazione degli alberi che dondolavano con tutte le foglie, e il colore che dall'azzurro passava al verde- mare, e le chiome che sembravano le piume sulle teste dei cavalli, o le penne su quelle delle signore, tanto orgogliose si rizzavano e si ripiegavano, tanto superbe, l'avrebbero fatto impazzire. ma non sarebbe impazzito. Avrebbe chiuso gli occhi, non voleva più guardare. Ma gli facevano segni, le foglie erano vive, gli alberi erano vivi. E le foglie collegate al suo capo da milioni di fibre, lì sulla panchina, gli facevano vento; quando il ramo si stendeva anche lui si stendeva. i passer che svolazzavano, su in alto, poi in basso, come zampilli di fontana, erano parte del disegno; il bianco e il blu, le strisce nere. I suoni componevano melodie volute; gli intervalli di silenzio erano altrettanto significativi dei suoni. un bambino piangeva. A distanza suonò un clacson. tutto questo insieme indicava la nascita di una nuova religione .

"Septimius!" disse Rezia. Trasalì violentemente. la gente se ne accorgerà. "Vado alla fntana e torno" disse lei. Non ce la faceva più. Il Dott. Holmes dicesse pure che non c'era da preoccuparsi. piuttosto lei si augurava che fosse morto! Non ce la faceva a stare seduta accanto a lui, quando si fissava a quel modo non la vedeva neppure! Tutto diventava tremendo, il cielo e gli alberi, i bambini che giocavano, spingevano i carretti, suonavano le trombette, ruzzolavano; tutto diventava tremendo. Non si sarebbe ucciso: ma lei non aveva nessuno con cui parlare (...) Non poteva parlare con nessuno, neppure con Septimius ora, e voltandosi indietro lo vide col suo cappotto liso, tutto solo, sulla panchina, curvo, con lo sguardo fisso. Che un uomo dicesse di volersi uccidere era una vigliaccheria, eppure Septimius aveva combattuto; era coraggioso; ma non era più Septimius ora. Lei si metteva il colletto di pizzo. Si metteva il cappello nuovo e lui nepure se ne accorgeva ; era felice senza di lei. Non c'era nulla che la rendesse felice senza di lui!Niente! lui era egoista. Gli uomini sono così. Non era affatto malato. Il dott. Holmes diceva che non c'era da preoccuparsi. Allargò la mano davanti a sé. Ecco!La fede nuziale le scivolava dal dito - era diventata così magra. era lei che soffriva - ma non aveva nessuno con cui parlare. L'Italia, con le case bianche, e le stanze dove le sue sorelle facevano i cappelli, e le strade affollate di sera di gente a passeggio, che rideva forte, non gente mezza morta come qui, raggomitolata in sedie da invalidi, a guardare pochi brutti fiori infilati come stecchi nei vasi, come era lontana! "Dovreste guardare i giardini di Milano," disse ad alta voce. ma a chi? Non c'era nessuno. le parole svanirono. Allo stesso modo nell'aria svanisce un razzo, e le scintille, attraversata la notte, le si arrendono, e il buio cala, e si posa sulle case e sulle torri, e i fianchi desolati delle colline si ammordiscono e scompaiono. ma snche se scomparisse, la notte, è piena di loro; perso il colore, senza più finestre, le case esistono più massicciamente, emanano ciò che il pieno giorno non riesce a trasmettere - l'affanno e la sospensione di ciò che è ammassato nel buoio,; raggomitolato nel buio; privo dle sollievo che porta l'alba, quando inonda di bianco e di grigio le pareti, e illumina ogni finestra, solleva la nebia dai campi, mostra le mucche rossicce che vi pascolano in pace, e tutto riporta all'occhio, e tutto esiste di nuovo. Sono sola; sono sola! gridò, accanto alla fintana di Regent's Park (fissando l'indiano e la sua croce). Così, a mezzanotte forse, quando si sciolgono i legami, e il paese ritorna alla sua forma antica, com'era quando i romani vi sbarcarono, coperto di nuvole, quando ancora le colline non avevano nome e i fiumi serpeggiavano non si sapeva verso dove - tanto era il buio; poi d'uno tratto, come se d'imporviso fosse sbucato un palco e lei ci setesse sopra proclamò che era sua moglie, s'erano sposati anni fa a Milano, era sua moglie, e mai, mai avrebbe detto che era pazzo! Si girò e il palco sprofondò; e giù, giù precipitò anche lei. perché lui se n'era andato, pensò - era andato a uccidersi - abuttarsi sotto una carrozza! Ma no, eccolo lì, seduto solo sulla panchina, col cappotto liso, le gambe accavallate, che guardava fisso, e parlava ad alta voce.

Gli uomini non devono abbattere gli alberi. C'è un dio (annotava queste rivelazione sul retro delle buste.) cambiate il mondo. Nessuno uccide per odio. Fatelo sapere (scrisse). Attese. Ascoltò. Un passero si poggiò sulla cancellata di fronte; cinguettò Septimius, Septimius, per quattro o cinque volte e, cavandosi di gola le note, continuò a cantare fresco e penetrante in greco; il male non esiste, cantava e, insieme a un altro passero che si unì a lui, con voci dispiegate e acute , in greco, cantavano da sopra gli alberi nel prato della vita aldilà di un fiume dove i morti camminano, da sopra gli alberi nel prato cantavano che la morte non c'è. Ecco la sua mano. Ecco i morti. Delle cose bianche si radunavano aldilà della cancellata di fronte . ma non osava guardare. Dietro la cancellata c'era Evans!
"Che stai dicendo?" d'improvviso gli chiese rezia, sedendogli accanto. Di nuovo interrotto! Lo interrompeva sempre. Via dala gente - dovevano allontanarsi dalla gente, disse (scattando in piedi); si, là, là, sotto l'albero c'erano delle sedie e il pendio dolce del parco si allungava come una pezza di stoffa verde con un cielo che era un panno azzurro con del fumo rosa in alto, e a distazna si vedeva un bastione di case irregolari che il fumo offuscava, e il taffico che palpitava proprio al centro, mentre a destra degli animali color sabbia tendevano i colli lunghi sopra lo steccato dello zoo, latrando, ululando. Si sedettero lì sotto un albero. "Guarda" lo implorò, indicandogli un minuscolo drappello di ragazzi con delle mazze da cicket; uno di loro tirò, si avvitò sui talloni e tirò. Sembrava che parodiasse il pagliaccio di un music hall. "Guarda", lo implorò, perché il dottor Holmes le aveva detto di fargli osservare le cose reali, di portarl al music hall, di farlo giocare a cricket - era prprio quello il gioco giusto, dice il dott. Holmes, un bel gioco all'aria aperta, proprio il gioco giusto per suo marito. "Guarda" ripetè. Guarda l'invisibile, gl ordinò la vice che comunicava con lui, che era il più grandedegli uomini, Septimius, appena tornato in vita dalla morte, il Signore che avrebbe cambiato il mondo, e ora giaceva come una coperta a fiori, una coperta di neve battuta dal sole, pers empre integro, per sempre sofferente, il caprop espiatorio, l'eterno sofferente; ma no, non voleva si lamentò, scostando da sè con un cenno della mano quella eterna sofferenza, quella eterna solitudine."





WhiteRabbit

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