01 dicembre 2007

"Un villaggio Potemkin - chiavi in mano - ovvero la rielezione di Putin"



Domani in Russia si svolgeranno le tanto attese elezioni della Duma, e alla vigilia di questo giorno vorrei lasciare la penna ad Anna Politikovskaja. Lo stralcio che leggerete di seguito è tratto dal suo ultimo libro, "Diario Russo", e racconta la notte delle politiche tra il 7 e l'8 dicembre 2003, la notte di Putin e di Russia Unita...

"Fine del parlamentarismo russo"

"La rielezione di Putin è iniziata alla fine del 2003. Più precisamente nella notte tra i il 7 e l'8 dicembre, la notte delle elezioni politiche. Prima, però, c'era stata la mattinata del voto. Putin al seggio si era mostrato allegro, vagamente nervoso, ma di ottimo umore - cosa strana, dal momento che di norma è sempre arcigno. Con un bel sorriso ha informato gli astanti che quella notte Connie, la sua amata labrador, aveva avuto i cuccioli. "Era così preoccupato..." ha incalzato la moglie, la nostra First - lady, alle sue spalle. "Non vediamo l'ora di tornare a casa da lei..." ha cinguettato ancora, intendendo da quella loro cagnetta tanto politically correct, in quanto son di Russia Unita.

Quella stessa mattina a Essentuki, centro termale nel Nord del caucaso, erano state sepolte le prime tredici vittime dell'attentato terroristico al treno degli studenti, avvenuto il giorno prima nella zona di Mineral'nye Vody (Acque minerali, si chiama proprio così). Quel treno i ragazzi lo prendono per raggiungere l'università, è il primo della mattina, di lì il nome. Quando, dopo il voto, Putin si è presentato ai giornalisti, il suo nervosismo lasciava intendere che avrebbe espresso le proprie condoglianze ai familiari delle giovani vittime, e che magari avrebbe chiesto scusa a nome di un potere che non era riuscito, ancor una volta, a proteggere i figli altrui. E invece no. Connie aveva avuto i cuccioli e il gorno dei funerali delle vittimedi un ennesimo attentato Putin era felicissimo per i suoi piccoli labrador appena nati. "S'è fregato da solo!" mi dicevano gli amici, al telefono. "Vedrai che crollerà, non lo voterà più nessuno il partito di Putin, stanne certa!".

Invece verso mezzanotte, quando la televisione ha cominciato a trasmettere i primi risultati - a partire dal nostro Estremo Oriente per passare alla Siberia, agli Urali e via via alle altre regioni -, molti sono rimasti scioccati. E sono riprese le telefonate di amici e conoscenti: "Non può essere vero..." dicevano tutti. "Noi abbiamo votato Javlinkij, che per quanto sia...". Altri avevano dato il proprio voto alla Chakamada. La mattina seguente, tuttavia, nessuno ha protestato. Stanco delle menzogne e della boria dei democratici, il paese si è arreso in silenzio a Putin e ha votato Russia Unita, partito fantasma il cui unico programma consiste nell'appoggio incondizionato a Putin e il cui unico merito è l'aver riunito sotto la stessa bandiera e a un sol cenno i burocrati patri (ex funzionari sovietici del partito e del Komsomol, ora impiegati nella miriade di enti del nostro paese), che hanno desplinatamente versato somme ingentissime per le menzogne preelettorali dei "rossouniti".

Come sia andata ce lo dicono le cronache locali. Fuori di un seggio di Saratov una donna distribuiva vodka gratis a un tavolo sormontato dalla scritta "Vota Tret'jak". E Tret'jak, candidato di Russia unita, è stato eletto. Anche tutti gli altri deputati della zona - longa manus dell'amministrazione locale - sono di Russia Unita o vi sono approdati alla vigilia delle elezioni. tra l'altro, la campagna elettorale di saratov era stata ferice, co in candidati scomodi malmenati da <> e indotti ad abbandonare la competizione. Colui che aveva osato opporsi più degli altri e un eminente <> si era visto gettare dentro le finestre, per ben due volte, sacchetti contenenti organi umani (orecchie e persino un cuore).


Però la forma è stata, ovviamente, osservata: la locale commissione elettorale disponeva di una hot line per racogliere notizie di irregolarità avvenute durante la campagna elettorale e il voto. Peccato che l'80% delle chiamate non riguardasse la politica, ma fosse un mero ricatto alle autorità cittadine (non c'è che dire, i russi sanno cavalcare l'onda politica per vili scopi privati). Se non mi riparate le tubature dell'acqua, dicevano, non ci vengo, a votare. Sistematemi il riscaldamento... Ha funzionato alla perfezione: gli abitanti di un paio di quartieri di saratov hanno avuto case calde e acqua fresca; in certi villaggi nei dintorni di Atkarsk, sempre nella zona di Saratov, è stata riprostinata l'elettricità ed è tornato a funzionare il telefono, fuori uso da diversi anni... E la gente ha ceduto: alle urne, in città, si è presentato più del 60% degli elettori. Il 53% in tutta la provincia. Abbastanza perché le elezioni fossero dichiarate valide. (...) "





WhiteRabbit


Nessun commento: