24 novembre 2008

"Trilogia della città di K - Agota Kristof"





"Esercizio di accattonaggio"

Indossiamo abiti sporchi e laceri, ci togliamo le scarpe, ci sporchiamo la faccia e le mani. Andaimo in strada. Ci fermiamo, aspettiamo.
Quando un ufficiale straniero passa davanti a noi, alziamo il braccio destro per salutare e tendiamo la mano sinistra. Nella maggior parte dei casi l'ufficiale passa senza fermarsi, senza vederci, senza guardarci.
Finalmente un ufficiale si ferma. Dice qualcosa in una lingua che non capiamo. Ci fa delle domande. Non rispondiamo; restiamo inmmobili, un braccio alzato, l'altro teso in avanti. Allora fruga nelle tasche, posa una moneta e un pezzetto di cioccolato sul nostro palmo lercio e se ne va scuotendo la testa.
Continuiamo ad aspettare.
Una donna passa. Tendiamo la mano. Lei dice:
- Poveri bambini. Non ho niente da darvi.
Ci accarezza i capelli.
Diciamo:
- Grazie.
Un'altra donna ci dà due mele, un'altra dei biscotti.
Una donna passa. Tendiamo la mano, lei si ferma e dice:
- Non vi vergognate a chiedere l'elemosina? venite da me, ci sono dei lavoretti facili per voi. Tagliare la legna, per esempio, o lucidare la terrazza. Siete abbastanza grandi e forti. Dopo, se lavorate bene, vi darò della minestra e del pane.
Rispondiamo:
- Non abbiamo voglia di lavorare per lei, signora. Non abbiamo voglia di mangiare la sua minestra nè il suo pane. Non abbiamo fame.
Lei domanda:
- E allora perché chiedete l'elemosina?
- per sapere che effetto fa e per osservare la reazione della gente.
Andandosene grida:
- Piccole sporche canaglie! Screanzati, fare queste cose!
Rientrando, gettiamo nell'erba le mele, i biscotti, il cioccolato e anche le monete.
La carezza sui capelli è impossibile gettarla.





WhiteRabbit

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