06 maggio 2008

"Lo spazzino delle immagini..."



Per Robert Guinan tutto, o quasi, inizia alle tre del mattino, quando "Black Night" di Charles Brown sveglia una tela bianca appisolata che inizia ad annusare tubetti spiegazzati che singhiozzano virgole di tempera. Sulla vecchia tavolozza un morbillo di gocce colorate ormai secche, e pennelli scialbi che aspettano di essere inzuppati nelle pozzanghere di tintura per imboccare il dipinto delle sue prime sfumature. A terra, fogli accucciati schiumano a chiazze il pavimento, mentre gli altri quadri se ne stanno negli angoli , con le immagini così vicine che possono spettegolare.
Fuori la soffitta, una Chicago notturna che tiene la sveglia ancora zitta sotto una nuvola.

Occhi randagi quelli di Guinan, che dal '70, durante il giorno, zampettano discreti per la città, finché, come attirati da una lisca, si fermano davanti ad un'immagine e le strusciano amorevolmente attorno, per riuscire, infine, a portarla via. Ogni domenica mattina frugavano per le vie un po' sgualcite di Maxwell Street, dove il tempo sniffava i colori da strade in cui palazzi affaticati, spalmati qua e là di rosso o verde bottiglia, aspettavano che i negozietti ai loro piedi la smettessero di ciarlare. Donne nere zampillavano sparpagliate al tempo di tamburelli nevrotici, mentre sul grugno contuso di vecchie macchine americane, con le ruote piene di reumatismi, scarpe bitorzolute aspettavano il loro dollaro raggrinzito. Sui banchi di un mercato sfasciato erano ricoverati oggetti sfrattati, che vendevano alla povertà ancora strappi, ammaccature e toppe. I rifiuti si strofinavano sull'asfalto spelacchiato di ciuffi d'erba, mentre la chitarra di un nero balbettava il suo blues acciaccato. Allora il carboncino di Guinan ritraeva i volti di grasse donne nere che, sotto gli ombrelloni, sbrodolavano nelle loro sedie di alluminio. I vestiti sfatti che vendevano se ne stavano ammusoniti sulle stampelle, mentre i ragazzini vagabondavano come vecchie ruote di bicicletta oramai sguinzagliate dai loro manubri rachitici.

Guinan affilava la sua matita di carbone tracciando linee sicure su un grande blocco da disegno, che più tardi avrebbe trasferito sulla tela finale. I colori le sarebbero stati addosso polposi, con l'aria pesante di drappi di stoffa. Come gran parte dei suoi quadri, anche questo, terminato, avrebbe avuto un aspetto stropicciato, masticato. Infatti, ad abitare le opere di Guinan, si ha l'impressione che non le realizzi tracciando schizzi sulla carta, ma che acciuffi questa o quella strada stendendoci sopra i suoi grandi fogli, per poi appallottolarli, ripieni di pub, semafori e bidoni, ed infine stenderli nuovamente con cura. La sua ispirazione ama frequentare locali dove il fumo delle sigarette si stiracchia sul chiacchiericcio di signori e signore impacchettati in smoking e tailleurs, seduti attorno a dei ring dove guantoni rossi sfasciano l'aria. Allo stesso modo, come una barbona infreddolita, si accoccola in qualche angolo della città che si rincalza sotto la notte, sulla quale vecchie metroplitane cuciono il loro viaggio di brontolii elettrici. Spesso Guinan siede dentro quei vagoni, culle di metallo, che a fine giornata, consolano malamente membra sfinite di donne all'aroma di detersivo, accanto alle quali si ammucchiano i corpi dei loro figli addormentati. Guinan cercava di ritrarle, ma quelle, come chi ha paura di una mano di troppo nel taschino, cambiavano posto a sedere, finché l'artista scoprì che per lui poteva posare il loro riflesso sui vetri scuri della carrozza.


Una volta sgattaiolò via dal Natale panciuto che si stava preparando in casa sua, per raccogliere sulla tela corpi di uomini, che giacevano come vecchi sacchi di sogni alcolici nei bar di Divsion Street. Qui plotoni di bottiglie stavano trincerati dietro festoni annoiati, mentre le pupille di uomini e donne negre si trastullavano sui banconi.Qualche lampadina era disoccupata, e quelle che venivano accese alitavano oro invecchiato. Intanto il blocco di Guinan si scolava ogni immagine, soprattutto quella di una signora che covava spesso su uno sgabelletto di legno, imbacuccata in un impermeabile grigio che la faceva sembrare un grande pezzo di carbone zuccherato, mentre con la faccia scura, argillosa, sorrideva impacciata perché incapace di posare.



Altre volte Guinan disegnava prostitute che si imbellettavano per le loro notti di seconda mano. Affossavano i letti con i loro corpi dalle pance flosce e dai seni sbrillentati, che sformavano dei pagliaccetti di raso rosa. Sdraiate su morbide coperte di porpora, sembravano gioielli di bassa bigiotteria riposti nei loro cofanetti.
Capitava, poi, che l'artista sedesse tra i tavolini di un locale nel quale le luci erano assonnate,e la penombra era un aperitivo che durava tutta la sera, accendendo il suo desiderio di cogliere i colori e i gesti spontanei di ciascun musicista. Qui, un uomo gonfiava ogni nota con il suo sax dorato, mentre una donna faceva schizzare la sua melodia, dando veloci colpi di fiato ad un flauto traverso, che allora pareva ridere ai suoi piccoli baci isterici. Sui loro corpi respirava il rosso soffuso delle pareti, mentre il pittore, con lo sguardo, tastava i loro contorni.

Così trascorrevano, e probabilmente trascorrono, i giorni di Guinan fino alle tre di notte, quando,come uno spazzino delle immagini, svuota sulla tela tutto quello che il suo carboncino è riuscito a raccogliere per la strada. Figure abituate a viaggiare nell'ultima classe dello stupore, e che nei suoi quadri sono tutte emotività e romanticismo, chiedendoci se sia la realtà ad imbrogliare il pennello, o il pennello ad imbrogliare la realtà...





WhiteRabbit

Nessun commento: