29 ottobre 2007

"Europa: dalla scelta alla brace?"



9 novembre 1989. I berlinesi dell'est si sono rampicati sul muro scavalcando il comunismo. Chi guardava cosa accadeva alla tv, o semplicemente lo leggeva sul giornale, faceva lo stesso saltando dall'altra parte con gli occhi. La Guerra Fredda era finita. Il modello della democrazia liberale, in regime di pluralismo politico, aveva vinto su quello collettivistico della pianificazione centralizzata. Dopo quasi trent'anni, ci risiamo! L'America e la Russia sono tornate a sfregarsi le mani. Eppure tra la Guerra Fredda successiva al conflitto mondiale, e quella attuale, c'è una differenza profonda. Allora, il Cremlino e la Casa Bianca si scontravano sullo sviluppo. Oggi, si scontrano sulla sopravvivenza e, più precisamente, sulla sopravvivenza energetica. A dividerle questa volta non è un muro, bensì lo scudo antimissile, posizionato dagli Usa in Polonia e Rep. Ceca.

Per gli Stati Uniti lo scudo è la fava con cui indebolire l'Europa e la Russia allo stesso tempo, e sotto la loro governance. Occupati a sbrogliare la matassa, infatti, i due rivali nella caccia alle risorse energetiche in Asia Centrale e nel Caucaso, sono meno temibili. Risultato: gli americani mettono le mani sulle risorse di petrolio a termine, e il loro consumismo smodato se la ride ancora un pò. Per il Cremlino, lo scudo si chiama "giocare all'unipolarismo". Unica eccezione, stavolta non sarà la Russia il "gigante dai piedi di argilla". Risultato: Putin fa un serie di mosse strategiche che, insieme, fanno una minaccia.

Dalle dichiarazioni di Monaco nessuna battuta d'arresto. Mosca esce dal trattato Cfe. I suoi bombardieri strategici volano permanentemente sull'Atlantico e il Pacifico, tenendo sotto tiro basi avanza te statunitensi. I due sottomarini, Mir1 e Mir2, piantano bandiera russa alla verticale del Polo Nord. Il Cremilino finanzia Teheran per la costruzione della centrale atomica di Bushehr.

Poi, due giorni fa, diplomazia. A Mafra Putin invita di nuovo Rep Ceca e Polonia a rinunciare allo scudo spaziale americano. Motivazione: la situazione attuale è analoga a quella di Cuba nel '62. Allora, causa i missili stanziati sull'isola caraibica da Kruscev, la Terza Guerra Mondiale ci è passata davanti agli occhi. Poi, il discorso del presidente russo subisce un'apparente crisi di identità. Putin chiama Bush "amico". Parla di "stretti rapporti" che li aiuteranno a risolvere i loro problemi. Di seguito, inizia a corteggiare l'Europa. Accetta che osservatori dell'Osce si rechino a Mosca in dicembre per monitorare le elezioni della Duma. Propone la creazione di un istituto russo - europeo per i diritti umani. Si fa ancora più audace: esprime speranza per il rinnovo del paternariato tra Russia e Ue, a suo tempo bloccato dal veto polacco dei kaczynski. Questi non sono più un problema. Il nuovo governo sembra incline a lasciare che i veterinari russi effettuino ispezioni nel paese. Conseguenza, Mosca sembra incline ad annullare l'embargo all'importazione di carne polacca. Diplomazia e ancora diplomazia... ma perché diplomazia?

Perché il potenziale bellico russo non è in grado di competere con quello americano e dei paesi Nato. Perché l'Europa, presa per la gola con petrolio e gas, potrebbe curare in parte l'handicap del paese. Dopo tutto, con il picco di 90 dollari al barile e l'oro nero quale componente fondamentale per la conversione energetica... perché fare la preziosa? Perché il Cremlino desidera quella che finora è stata la "donna altrui". Gli Usa fanno il filo a Bruxelles puntando sulla loro superiorità militare. Tuttavia, sul "piano risorse" non posso dare garanzie pari a quelle di Mosca. La stessa svolta dell'etanolo ha già rivelato falle importanti. Esso assorbe più energia di quanta riesca a produrne. Il suo potere calorifico è inferiore a quello della benzina. E, udite udite! Per fornire energia a tutti i veicoli del pianeta, sarebbe necessario almeno un continente intero, coltivato unicamente a piantagioni di mais e canna da zucchero.

E l'Europa? Scudo o petrolio... dov'è la salvezza? Questa si, è una bella domanda. Bruxelles è sempre stata schiva al pensiero di un'eccessiva dipendenza energetica dalla Russia. Essa non ha tardato a preoccuparsi alla prospettiva di investimenti da parte di Gazprom nella sua rete di distribuzione. D'altra parte ha bisticciato anche con il suo amante storico. L'Ue, infatti, ha saputo dell'installazione dello scudo spaziale solo a conti fatti, senza essere consultata.
Ora, poniamo che scontro debba essere. E poniamo anche che l'Europa si schieri col vincitore. Cosa accadrà dopo? Siamo certi che l'unità di intenti, contro un nemico comune, non muti comunque in egoismo nazionale, di fronte all'esiguità sempre più allarmante del greggio? Siamo certi che la sopravvivenza del vincitore sarà anche la nostra? Possibile che l'Europa possa passare dalla scelta alla brace?





WhiteRabbit

Nessun commento: